La Grotta di San Michele Arcangelo fu sede di una comunità religiosa benedettina risalente all’XI secolo, ma è possibile ipotizzare insediamenti precedenti legati alla diffusione della civiltà greca nel Cilento.
Le opere murarie, di cui restano ruderi addossati alla parete esterna della roccia, sembrano risalire ai primi decenni del 1300.
L’ingresso alla grotta è costituito da un semplice portale che, alla base dei due stipiti, presenta un leone e una leonessa realizzati secondo moduli arcaici. All’interno della grotta, oltre alla tomba di Francesco Caracciolo e al pozzo, si può osservare un’altissima edicola gotica. La cavità più profonda costituisce la cappella, dedicata all’Immacolata, sul cui altare una cornice lignea racchiude una tela del XVII secolo. Tutt’intorno si possono ammirare affreschi trecenteschi e sculture.
In fondo alla grotta si osserva un ricco altare seicentesco fatto costruire, come il pozzo e il pulpito, dall’Abate Fabio Caracciolo. Su questo altare campeggia la statua in marmo di San Michele Arcangelo.