Il seno del Canneto, “disegnato” dalle banchine del porto, dalla cappelletta di S. Cristina, dalla fontana “ellenistica”, dal ponte seicentesco, dal castello con il rivellino e dai bastioni delle mura della città vecchia racchiude una preziosa testimonianza della devozione mariana legata alla pesca.
In questo braccio di mare, un tempo palude salmastra, alcuni pescatori, intenti a riparare le reti, recuperarono un'immagine della Vergine fra le canne e i giunchi. Il santuario barocco della Madonna del Canneto fu realizzato su fondazioni preesistenti; il piccolo gioiello sacro, meta continua di devoti, divenne nel tempo anche un punto di riferimento per l'economia locale: il Largo del Canneto fu utilizzato dai pescatori per le attività di ormeggio, calafataggio, manutenzione e riparazione degli scafi e delle reti; furono realizzati anche i magazzini per la custodia degli attrezzi della tonnara; si stabilirono le fabbriche di botti, necessarie al trasporto per mare di olio e di vino. L'antica fiera del 2 luglio, giorno destinato celebrazioni della Madonna, si rinnovava ogni anno in un vivace e pittoresco anfiteatro di baracche di tessuti, coloniali e varia chincaglieria..
Il leggendario miracolo del ritrovamento dell'icona si ripropone anche nell'attuale solennità: al tramonto, nello specchio d'acqua del Canneto, la statua della Vergine emerge “miracolosamente” dal mare e viene trasportata da un gruppo di sommozzatori fino al rivellino; qui, accolta dai pescatori locali, viene accompagnata fino al santuario da un folto corteo di oranti e devoti.