Intitolazione moderna: Cattedrale di S. Maria Assunta
Nome antico del sito: Allifanorum (IV sec.d.C); Aliphem (852); Alipham e Alifam (872); Alifie (1113); Allife e Alifam (1137); Alifis e civitatem Alifam (1138); Alifia e Aliphias (II metà del XII); Alifias (1276-1277).
Nome moderno del sito: Alife
Diocesi attuale: Alife-Caiazzo
Comune: Alife
Provincia: Caserta
Ubicazione: centro urbano, quadrante Sud-Ovest
Inquadramento storico: La datazione della cattedrale alifana è tuttora avvolta dal mistero, anche a causa dell’ambiguità delle fonti. Certamente, promotore della nuova fabbrica fu Rainulfo che, particolarmente legato alla città, fece richiesta delle reliquie nel 1132.
In seguito, le fonti testimoniano di lavori e restauri che interessano l’edificio. Nel 1198 è ricordato un primo intervento ad opera del vescovo Baldovino. Inoltre, sono segnalate alcune distruzioni nel 1205 e nel 1229, ai cui danni devono essersi aggiunti quelli del terribile terremoto del 1456. Quando a partire dal 1561 il vescovato venne trasferito nella vicina Piedimonte Matese, le notizie relative la cattedrale ci restituiscono un quadro di degrado ed abbandono, aggravato dal terremoto del 1688. Una ripresa deve registrarsi nella seconda metà del 1700, quando si ha notizia di alcuni rifacimenti voluti dal vescovo Sanseverino. Mentre, la veste neoclassica attualmente visibile, è il risultato dei restauri del Puoti.
Descrizione del sito
La cattedrale alifana si colloca in prossimità dell’incrocio di cardo e decumano, dove in origine sorgeva il teatro parzialmente smantellato per la realizzazione dell’edificio religioso. La sua edificazione è direttamente legata all’arrivo delle reliquie di S. Sisto, cui l’edificio è dedicato. E’ tuttora difficile però, capire se tali reliquie siano giunte in città a cattedrale già ultimata o ancora in corso di realizzazione.
Descrizione del monumento
L’edificio a pianta rettangolare, presenta le absidi rivolte a Sud, probabilmente a causa di una preesistente cappella altomedioevale. L’interno è ripartito in tre navate con transetto, 2 absidi tripartite da lesene che reggono arcate cieche, e cripta ad oratorio. Le aperture sono costituite da finestrelle monofore con cornice in elementi tufacei.
Due scale nelle navate laterali consentono l’accesso alla cripta semi-ipogeica ad oratorium. Questa, a pianta rettangolare, è suddivisa internamente da 12 colonne e 10 semicolonne in muratura. La copertura è in volte a crociera senza sottoarchi, che sono invece presenti nelle absidi minori. Due colonne di un triforium indicano l’accesso all’abside principale sormontata da una volta a crociera e affiancata da due piccole volte a tre spicchi. Un subsellium con funzione di sedile, segue il profilo delle absidi. La luce entrava in origine soltanto da una piccola finestrella nella zona absidale, poi chiusa a seguito della realizzazione del coro superiore. Sulla sinistra si ritrova un vano quadrato con volta a crociera su colonna centrale di epoca romana e 4 semicolonne sui muri perimetrali. La particolarità della cripta è rappresentata anche dal tipo di reimpiego di materiali architettonici. Si nota, infatti, un uso eterogeneo di fusti di colonne e capitelli. Questi ultimi, in particolare, sono il prodotto di diverse epoche che coprono un arco cronologico dal IV al XII secolo.
L’interno delle navate dell’edificio superiore, invece, conserva come elemento originario dell’edificio l’archivolto del portale . Esso presenta un’interessante ed elegante processione di animali intervallati da altre figure quali un angelo, un probabile S. Pietro ed un uomo con coltello, cui seguono dei tralci con testine umane .
All’interno dell’edificio si riscontrano pochi brani di opera listata piuttosto irregolare ed opus coementicium nei perimetrali della cripta. L’opus testaceum invece, risulta impiegato negli intradossi, sebbene sembrerebbe pertinenti ad interventi successivi. La muratura esterna dell’absiodiola sinistra, conserva un interessante paramento misto. Questo si caratterizza per l’uso di bozzette e scapoli in calcare, misti ad ampie porzioni di muratura realizzate con filari di laterizi di reimpiego. Questo paramento poggia su un filare di tufelli ed è sezionato da lesene realizzate in tecnica psuedo listata.
Le tecniche delle absidi minori rimandano al caso di S. Maria in foro Claudio a Ventaroli. Si riscontra la stessa tipologia di absidi di Calvi e Sessa.
L’uso della bicromia e del chiaroscuro, sebbene piuttosto semplifcato, ricorda il caso del portico di S. Angelo in Formis. L’uso del reimpiego è, invece, tipico della Campania romanica.
Il profilo a sesto ribassato delle absidi minori è spesso presente sia in edifici altomedioevali che in strutture romaniche, nonché nella cripta del duomo di Salerno e del duomo di S. Agata de Goti.
La presenza della doppia fila di colonne rimanda ad altri esempi campani, quali S. Agata e Calvi.
Datazioni proposte
Per la presenza dei capitelli sopra citati si propone un arco cronologico a cavallo di IX e XII secolo. In questa cronologia si inserisce bene anche la datazione dell’archivolto, inquadrabile nell’ambito della produzione campana di XI-XII sec.