Chi viene per la prima volta a S. Matteo ha l’impressione di tornare indietro nei secoli: il convento, alto sulla valle, immerso nel verde dei boschi, lontano dai centri abitati, sembra orgoglioso della sua solitudine. I rumori della strada giungono attutiti e gli affanni della vita sembrano remoti. Qualche visitatore, inselvatichito dai turbini cittadini, si lascia andare a considerazioni arcadiche: beati voi che vivete in tanta pace! Bisogna fare qualche sforzo per fargli comprendere che qui non ci sono solo prati fioriti e stormir di fronde e che quella pace costa…tanta guerra! Se ci si ferma, infatti, nei giorni feriali si nota un diradato ma continuo fluire di gente: i più vanno in chiesa a pregare, molti si fermano sul piazzale, altri frequentano la Biblioteca; poi ci sono le famiglie, le scolaresche.
Nel giorni festivi la folla invade la chiesa, i corridoi, i cortili e i viali; la chiesa è strapiena, sul piazzale le auto si rinnovano di ora in ora. Vengono da Foggia, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Severo, Manfredonia, Monte Sant’Angelo ecc.
Da maggio alla fine di novembre la scena si ripete ogni giorno. Il flusso di gente è rinforzato dalla presenza di comitive organizzate di pellegrini che giungono da ogni parte d’Italia, da molti paesi europei e da diversi extraeuropei. I gruppi s’incontrano, s’intersecano, scorrono l’uno accanto all’altro composti e silenziosi. In chiesa fanno sentire la loro voce nella preghiera guidata dal frate che cura l’accoglienza. Dopo la preghiera, il pensiero spirituale e l’informazione storico-artistica, i pellegrini sostano sul piazzale immersi nella pace del verde garganico; molti visitano le tavolette votive e le altre collezioni esposte nelle aree museali.
In effetti il santuario di San Matteo, lungi dall’essere un luogo isolato, è un crocevia, un punto di passaggio tra i più frequentati del Gargano. Da oltre mille anni accoglie i pellegrini diretti alla Grotta misteriosa dell’Arcangelo Michele; dal sec. XVI è il centro del culto dell’Apostolo ed Evangelista San Matteo; negli ultimi decenni, infine, la vicinanza con la tomba di San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo ha provocato la crescita esponenziale dei pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. E tuttavia, nonostante la presenza di tanta gente, il Santuario conserva, geloso, la sua fisionomia severa, raccolta, interiorizzante; il suo inserirsi nella natura incontaminata, avvolgente di questo angolo di Gargano stabilisce un rapporto totale con lo spirito del visitatore.
Qui natura, storia e cultura sono fusi e riproposti dallo Spirito di Dio in un quadro d’insieme che è nello stesso tempo terrestre e celeste, umano e divino. Il pellegrino si trova immerso in una dimensione non quotidiana, ma che, con tutta la sua anima, vorrebbe fosse sua per sempre; dove l’equilibrio fra realtà e desiderio è perfetto. Ma tutto questo è frutto di una storia millenaria che passa attraverso fasi gioiose, ma anche drammatiche, passa attraverso gli slanci e i ripensamenti. Tanto è scritto sui muri antichi, tanto è proposto dai resti di strutture e di opere d’arte, dalla grande Biblioteca e dalle collezioni di beni culturali a disposizione dei pellegrini, degli studiosi e dei visitatori..
Tutto ciò fa di San Matteo un Santuario dove più forte si avverte la presenza del Signore, ma anche un Santuario dove l’uomo ha vissuto e dove ha deposto, per offrirli al Signore, la sua fatica, i suoi desideri, il suo cuore. Perciò il Santuario di San Matteo è anche un monumento all’uomo garganico, alla sua tenacia di lavoratore di una terra dura e sassosa, è un monumento a questa Montagna Sacra, da sempre punto di riferimento religioso.