Intitolazione moderna: S. Maria della Ferraria o Ferrara
Intitolazione antica: Ferraria (1184); Monasterii sancte marie de Ferraria (1189); monasterium de Ferraria (1223)
Nome antico del sito: Ferrara
Diocesi attuale: Teano-Calvi
Comune: Vairano Patenora
Provincia: Caserta
Inquadramento storico
Il monastero ha origine nel 1171, in seguito alla donazione di un fondo da parte del conte Riccardo di Sangro.
Qualche anno dopo la fondazione, nel 1179, la grangia ospitava una piccola comunità d monaci dipendenti da Fossanova. Nel 1184 il monastero è elevato a rango di abbazia. La comunità elegge quindi il primo abate Guglielmo, che riceverà da Lucio III la conferma della sua dignità e del possesso dei beni fondiari. Segue un periodo di pace e prosperità sotto il regno di Guglielmo II d’Altavilla (1166-1189). Una seconda bolla pontificia di conferma dei beni giungerà poi con Clemente III.
Le bolle pontificie saranno riconosciute anche da re Guglielmo, tramite un diploma dell’ottobre 1189, con cui si concedeva al cenobio anche l’esenzione fiscale e dall’obbligo di prestare servizio in armi. Inoltre, i frati avevano facoltà di deviare, derivare, incanalare le acque, spostare vie, usare un proprio sistema di pesi e misure per le compravendite ed eleggere i propri giudici. Il documento sebbene perduto, fu trascritto in epoca angioina, e grazie ad esso si conosce l’elenco completo dei beni fondiari: la valle della Ferraria; alcune terre donate dal re presso Vairano; altre concesse dall’arcivescovo di Capua, Matteo; alcuni beni presso Presenzano, Mondragone, Alife, Calvi, Capua, Aversa e Teano.
Alla morte di Guglielmo, il trono sarà occupato da Tancredi che confermerà beni e privilegi. Segue una bolla di conferma di Celestino III nel 1193. Pochi mesi dopo,l’abate Nicola deposto, distrusse numerosi documenti, l’episodio è ricordato in un diploma di Federico II . Anche Enrico VI concesse tra il 1194 e il 1197 un privilegio. Nel 1201 dopo alcuni mesi di vacanza del seggio abbaziale, fu eletto Taddeo, che giocò un ruolo politico importante di tramite tra la chiesa romana e l’imperatore Federico II, tanto da ottenere la protezione di Innocenzo III. Taddeo sarà inoltre presente al Capitolo generale dell’ordine a Citeaux nel 1206. Nel periodo di abbaziato di Taddeo, la comunità conobbe un’altra fase di prosperità, e neanche la discesa di Ottone IV creò problemi alla pace del cenobio, bensì la comunità potè fondare ben 4 monasteri dipendenti. L’autorità di Taddeo crebbe anche grazie ad Onorio III. L’abate fu investito del titolo di visitatore apostolico del monastero di Montevergine. Quando nel 1220 Federico convocò le Assise di Capua, impose a tutti gli organi di presentare i documenti dei propri possessi e privilegi. Tuttavia, ancora una volta Taddeo riuscì ad ottenere dall’imperatore nel 1222 un diploma di conferma di questi, ripagando l’imperatore con l’ospitalità nel monastero stesso l’anno successivo. Alla morte di Taddeo, il cenobio che aveva sempre patteggiato per l’imperatore, iniziò ad appoggiare il papato, scatenando la reazione di Federico II che privò la Ferraria di alcuni beni. La crisi si acuì nel 1247 quando a seguito della nuova scomunica, l’imperatore sottopose i beni dell’abbazia alle stesse norme fiscali cui sottintendevano i beni laici. Una ripresa si ravvisa solo con il trattato di Clemente IV che concede a Carlo d’Angiò il regno e stabilisce il reintegro dei beni ecclesiastici sottratti. In seguito, la concessione di Albasia del feudo di Torcino, ampliò notevolmente i possessi dell’abbazia. In tal modo, l’abate acquisì il titolo di feudatario da parte di Carlo d’Angiò II. Seguono le numerose testimonianze estrapolate dai regestri della Cancelleria Angioina. In età aragonese inizia infine il lento declino dell’abbazia, trasformata in commenda.
Descrizione del sito
L’insediamento monastico fu edificato alle pendici del monte Castellone, a 170 m s.l.m. e a 3 km dall’attuale abitato di Vairano Patenora, nel territorio della diocesi di Teano.
Descrizione del monumento
La costruzione della chiesa abbaziale sarebbe stata avviata dal monaco Giovanni de Ferrariis proveniente dal cenobio di Fossanova, sebbene non tutti gli studiosi concordino su questa spiegazione. Attualmente, sebbene il sito versi in uno stato di totale abbandono, si conservano molti degli edifici principali: la chiesa abbaziale, gli edifici del chiostro .
L’attuale ingresso è sul lato Nord-Ovest del chiostro. Questo è delimitato su tre lati dalle fabbriche monastiche, parzialmente rimaneggiate da interventi di restauro moderni.
1. La chiesa
La chiesa abbaziale si sviluppa con abside ad ovest nella zona Nord dell’insediamento. L’edificio a tre navate, conserva del progetto originario parte della facciata, la porzione inferiore del muro perimetrale della navata sinistra, la parete della navata destra. Internamente, invece, si conservano l’arco trionfale, la zona absidale, una parte del coro e la cappella laterale di Malgerio Sorello. L’edificio raggiunge una lunghezza massima di 50 m ed una larghezza di 18 m. Non è stato possibile individuare l’ingresso, ma quasi certamente questo doveva essere localizzato lungo il perimetrale Sud, dove si conserva anche la traccia di una monofora. Lo schema quadrato su cui si imposta l’abbaziale, ricalca fedelmente quello ideato da S. Bernando e presente in tutte le fondazioni cistercensi europee. All’interno i pilastri sono costituiti da blocchi di travertino terminanti con semplici cornici lineari, profilate verso il basso. E’ assente qualsiasi tipo di decorazione. L’abside semicircolare è stata interpretata da alcuni studiosi come un rifacimento successivo. Tale ipotesi, però, sulla base dei nuovi rilievi e di ulteriori confronti, non è più condivisibile. Tanto più che l’abside rettilinea non rappresenta una regola costante. Ciò che rappresenta un’unicità è invece la presenza di due sole monofore nel muro del catino. L’esterno del catino, conserva poi una semplice decorazione con mensole aggettanti verso il basso, simile a quella dell’abbaziale di Falleri. Il catino è poi provvisto, esternamente, di un contrafforte per contrastare le spinte dell’edificio verso l’esterno. La navata laterale destra, nella sua terminazione, conserva una monofora con arco in conci squadrati di calcare. La navata laterale risulta essere meglio conservata. Nella sua parte terminale si presenta un accesso alla scalinata che conduce alla cappella di M. Sorello.
La cappella di M. Sorello
E’ un piccolo edificio quadrato all’interno del quale si colloca il sacello di M. Sorello, con un elegante esempio di pittura parietale duecentesca. L’affresco riproduce i funerali di Malgerio, signore di Torcino e Sant’Agata. La presenza di una cappella funeraria, sebbene non contestuale alla fase di fondazione, rappresenta comunque un unicum nel panorama delle abbazie cistercensi.